Ho vissuto migliaia di occhi

Viaggio di condivisione del 2017

Era diverso tempo che sognavo di andare in Africa e quest’estate ho avuto l’opportunità di partire in missione insieme ad altri ragazzi per circa 21 giorni, sicuramente troppo pochi per potersi immergere appieno in una realtà cosi diversa dalla nostra ma comunque sufficienti a far comprendere i veri valori della vita. In mezzo a mille difficoltà, alla voglia, nei primi due o tre giorni, del proprio letto, alla voglia di usare un cellulare, postare foto o alla voglia di tirare uno sciacquone e lasciar scorrere l’acqua mentre ti lavi il viso o i denti, ho vissuto accanto a queste persone sempre sorridenti, amorevoli e pronte veramente a tutto per aiutarti. Ho vissuto migliaia di occhi, di cuori, di pensieri diversi tra i sorrisi gioiosi dei bambini mentre giocavano insieme a noi e ripetevano in continuazione “Dada Lina pipi” per chiederci delle caramelle, le facce speranzose delle donne e la voglia dei ragazzi di imparare qualche parola in italiano, contraccambiata dalla nostra di imparare qualcosa nella loro lingua, il swahili. Superati i primi giorni cominci ad ambientarti, a guardarti intorno, a scoprire persone e panorami a dir poco meravigliosi. Non vedi l’ora di cominciare una nuova giornata, cercando di “catturare” l’affetto e il calore che ti danno per portartelo dietro tutto il giorno scoprendo quella spensieratezza. Non vedi l’ora di abbracciare tutti i bambini e giocare con loro.
E’ un popolo apparentemente triste, non hanno acqua, cibo, giocattoli, eppure sorridono sempre, hanno quei sorrisi che riempiono di vivacità le tue giornate, quei sorrisi cosi semplici ma carichi di tutta la loro gioia di vivere. E non potete immaginare la mia felicità nel ritrovarmi a stringere nella mia mano quattro manine dei bambini mentre passeggiavamo. Quello che più rimane impresso sono gli occhi dei bambini, grandi, profondi e disarmanti: li guardi, li osservi e impari che si può vivere diversamente con meno cose e qualche sorriso in più.
Non è facile spiegare ciò che accade dentro di noi quando si vive un’esperienza simile, perché raccontarlo non è come viverlo in prima persona. Al mio ritorno ho capito che sicuramente ciò che ho ricevuto è molto di più di quanto ho dato, spero di poter tornare per rivivermi i colori, ritmi, usanze e tutte le persone incontrate che mi sono rimasti impressi e che mi ritornano in mente ogni sera prima di addormentarmi.
Ho apprezzato e condiviso tutto il possibile di quel popolo perché mi sono sentita accolta, parte di loro, cosi da provare un senso di libertà indescrivibile. Ho potuto rivalutare alcuni aspetti della mia vita e capire che povertà non è sinonimo di infelicità e che non c’è niente di scontato in quel che si ha. Consiglio a chiunque di trovare un po’ di tempo per poter intraprendere quest’esperienza che porterete nel cuore sicuramente.

Eleonora G.