Il sud della Tanzania

Il contesto è quello della Parrocchia di Mkongo Nakawale comprendente sette villaggi tra i quali Limanu, Litete, Mwangaza, Njalamatata, Mtakudia, Mitoronghi per un totale di circa 15.000 abitanti.
La Tanzania è uno Stato dell’Africa orientale, formalmente si tratta della Repubblica Unita di Tanzania con oltre 26 milioni di abitanti a maggioranza africani ma vi sono anche altre minoranze etniche tra cui gli arabi, gli indiani e gli europei. Le lingue ufficiali sono il swahili e l’inglese che viene parlato principalmente per ragioni commerciali; in maniera decisamente minore è usato anche l’arabo.
Suddivisa in regioni a loro volta suddivise in distretti, la Tanzania conta 265 regioni e 127 distretti.
Dar Es Salaam è una delle città principali, situata sulla costa dell’Oceano Indiano di fronte all’isola di Zanzibar, rappresenta il maggior centro commerciale del Paese ed è servita da un buon aereoporto internazionale.

 

 

La Tanzania ha un sistema politico basato sul modello della repubblica parlamentare. Il Presidente è capo dello Stato, capo dell’esecutivo e capo delle forze armate. Il sistema politico è definito da una costituzione promossa nel 1961, quando il Tanzanica ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. Da allora è stata sottoposta ad una serie d’emendamenti e cambiamenti.
La struttura del governo è divisa in due parti: il Governo Centrale ed il governo rivoluzionario di Zanzibar. Il potere esecutivo è in mano al Presidente della Tanzania ma vi sono implicati anche il vice Presidente, il Presidente di Zanzibar, il Primo Ministro ed i Ministri di Gabinetto; il potere legislativo è affidato ad una struttura di tipo parlamentare, sia a livello centrale che a Zanzibar.
La Tanzania è uno dei paesi più poveri al mondo, si pensi solo al fatto che il 50% della popolazione si trova sotto la soglia di povertà.
L’economia dipende in gran parte dall’agricoltura che costituisce circa metà del PIL ed impiega gran parte della popolazione, in particolar modo delle campagne. La produttività del suolo è legata all’applicazione di una tecnologia povera, dipendente da condizioni climatiche inaffidabili e irregolari. Periodi di forte siccità si alternano a stagioni piovose e umide che mettono a dura prova sia le coltivazioni che le scorte immagazzinate.
Mais, sorgo, miglio, riso, grano e legumi sono i prodotti maggiormente coltivati e consumati dalla popolazione stessa, mentre si esportano caffè, tabacco, thè, olio di semi e spezie.
Sono le donne la forza lavoro più importante nell’agricoltura, mentre gli uomini vangano i campi e conducono gli animali da traino, le donne sono coinvolte in tutte le fasi della produzione alimentare;  seminano, ripuliscono i campi dalle erbacce, concimano ed infine raccolgono i prodotti.
Nel 2002 è nata un’ istituzione chiamata SACCO’s, certificata il 10 Gennaio 2003 come cooperativa di risparmio e credito per lo sviluppo della popolazione dei villaggi. Nata su iniziativa dei rappresentanti di Mkongo, Nakawale, Mwangaza, Njalamatata, Limamu e Mtakudia i quali sentirono la necessità di una istituzione atta a compiere i primi passi verso uno sviluppo economico della popolazione con reddito medio-basso. SACCO’s è una cooperativa orientata alla mobilizzazione del risparmio, ma offre anche la possibilità di ricevere prestiti per meglio affrontare il difficile periodo delle piogge.
In un quadro di povertà e indigenza, l’aspettativa di vita risulta essere di circa 51 anni mentre il tasso di mortalità infantile è pari al 104‰
Solo il 54 % della popolazione ha accesso alle risorse idriche e solo il 10% ha a disposizione  strutture igieniche adeguate.
Il 7% della popolazione è affetta dal virus dell’AIDS, una percentuale in incremento soprattutto nelle fasce di età comprese tra i 20 ed i 34 anni.
La famiglia, al cui interno esiste una forte gerarchia, è il fulcro della vita tanzaniana. Gli anziani, sia uomini che donne, sono le persone più importanti. Riconoscendone la saggezza, gli anziani vengono interpellati per avere consigli sebbene spesso siano loro a prendere le decisioni importanti che riguardano la famiglia; ogni richiesta fatta da un anziano viene rispettata senza discutere. All’anziano si mostra rispetto e devozione salutandolo per primo quando si entra in casa.
I modelli e le strutture familiari in Tanzania sono vari e dinamici, infatti coesistono famiglie nucleari, composte semplicemente da padre, madre e figli, e famiglie tipicamente allargate o addirittura poligame. Nelle relazioni tra i due sessi, all’interno della famiglia tanzaniana, esistono altre due dinamiche: la prima è la dote, la seconda è l’aspettativa sociale nei confronti delle bambine, che fin dall’infanzia vengono iniziate ai ruoli femminili insegnando loro diverse mansioni ritenute utili alla loro vita adulta. L’essere donna in Tanzania comporta numerose difficoltà, in primis la parità con gli uomini. Sebbene l’uguaglianza sia uno dei principi fondamentali in Tanzania, questa viene interpretata come uguaglianza tra gli uomini e non necessariamente contempla il sesso femminile. Sebbene l’ex Presidente Julius Nyerere definì le donne quali “spina dorsale della nazione”, nella realtà dei fatti sono rimaste subordinate all’uomo e non hanno mai avuto la possibilità di beneficiare dei progressi compiuti nell’istruzione e nei servizi.
In Tanzania esiste ancora la tradizione della dote intesa come l’insieme dei beni materiali e monetari che la famiglia dello sposo dona alla famiglia della sposa per ottenerne la mano. Vista come simbolo di unione tra le due famiglie, come testimonianza della validità del matrimonio, e come mezzo per saldare l’amicizia che legherà tutti i componenti, la dote oggi contribuisce a peggiorare la situazione delle donne in quanto, nel caso i doni abbiano un basso valore economico, se il matrimonio entra in crisi, il marito si sente autorizzato a trattare in malo modo la moglie motivando il suo comportamento con il basso valore della moglie stessa.
I dati sull’alfabetizzazione son abbastanza confortanti;  il 75.1% della popolazione adulta (66.5% donne) e il 90% dei giovani tra i 15 e i 24 anni hanno un livello di cultura soddisfacente o sono comunque in grado di leggere e scrivere
La scolarizzazione primaria rientra all’interno degli obiettivi del governo tanzaniano nel quadro di una politica che mira all’auto sviluppo prevedendo programmi per fornire agli studenti sia le capacità che le conoscenze volte a far crescere il paese in particolar modo nelle aree rurali. Molto meno sviluppata è invece l’istruzione secondaria e solo il 2% degli studenti sceglie di proseguire gli studi, principalmente per due motivi: il primo riguarda la possibilità di pagare una retta e il secondo riguarda il fatto che al termine del secondo ciclo di studi spesso non riescono a trovare un lavoro stipendiato. Ne consegue un aumento di bambini che lavorano non avendo le possibilità economiche per proseguire gli studi ed un aumento di ragazzi e ragazze che interrompono gli studi per trasferirsi in grandi città alla ricerca di un qualsiasi lavoro che gli assicuri la sopravvivenza o, nel migliore dei casi, gli consenta di pagarsi una retta scolastica senza pesare sulla famiglia.
Quando le risorse economiche sono limitate ad avere la precedenza sugli studi sono i figli maschi, mentre le femmine sono impegnate ad aiutare nelle faccende domestiche, nella lavorazione dei campi o in altri lavori di sussistenza per l’intera famiglia. Un comportamento che deriva dalla convinzione  che la futura moglie non avrebbe mai trovato un incarico di importanza tale da necessitare di un percorso di istruzione.
In Tanzania l’istruzione secondaria è divisa in quattro categorie: agricoltura, commercio, istruzione tecnica, economia domestica. Le scuole sono ancora in larga parte organizzate in maschili e femminili.
Su richiesta della popolazione, l’Associazione Neema ha creato una scuola di economia domestica in alternativa alle scuole secondarie del governo essendo quest’ultime troppo costose per molte famiglie, inoltre le scuole statali prevedono un esame di ammissione che in caso di esito negativo costringe le aspiranti studentesse ad attendere l’anno successivo per iniziare gli studi.
L’obiettivo della scuola è quello di dare un’istruzione di base alle ragazze, con corsi di lingue (swahili e inglese), matematica, religione es altre nozioni utili ai fini di una famiglia futura. si impara a cucire, a stirare, a cucinare,  a rifare i letti; si imparano nozioni per una sana alimentazione, per la tutela della salute dei figli e tutte quelle attività proprie di un economia domestica. La scuola, pur essendo all’interno di una missione cattolica, è aperta alle ragazze di tutte le religioni. Alle ragazze viene inoltre offerta la possibilità, una volta terminati gli studi, di lavorare come sarte o diventare insegnanti di economia domestica nelle varie scuole del paese.

La religione è a maggioranza cattolica ma sono presenti sul territorio anche una forte componente musulmana e animista.
Il rispetto reciproco e una pacifica convivenza sono dimostrati dall’impegno dell’intera comunità nella realizzazione di progetti che vanno a beneficio di tutta la popolazione. E’ cosa normale che ad un funerale partecipino i componenti di tutte le religioni prendendo parte anche al rito religioso di appartenenza del defunto.

Benvenuti nella Repubblica Democratica del Congo

Il contesto di riferimento è quello della Diocesi di Kalemie nel territorio di Moba – Villaggi di Kirungu, Kala e Kalemie.
Da un punto di vista territoriale si espande su 24.000 km con una popolazione di circa 400.000 abitanti. Kirungu è uno dei tanti villaggi di questo territorio e ne rappresenta circa un sesto con una popolazione di intorno ai 60.000 abitanti. La lingua ufficiale della Rep. Dem. del Congo è il francese che viene parlato esclusivamente da chi ha studiato. In realtà la Rep. Dem del Congo è divisa in quattro aeree linguistiche e, nella parte est, dove si trovano i villaggi di Kirungu, Kala e Lumono si parla il Swahili.
La Repubblica Democratica del Congo ha proclamato la sua indipendenza il 30 giugno 1960 e da anni è dilaniata dalle guerre civili. A cavallo fra l’amministrazione tradizionale e moderna, Moba ha un comune rurale con autorità che rappresentano il governo centrale ed autorità che rappresentano le tradizioni degli antenati.

 

La vita economica per molti aspetti è ancora quella della società tradizionale africana. Lungo le coste del lago, nel villaggio di Moba Port, vi è un piccolo porto dove attraccano le navi merci provenienti da Kalemie e da Uvira. Grazie a questa unica via di comunicazione, si riescono a trovare materiali utili per incrementare le attività di piccolo commercio. Nella zona il flusso di denaro generato dalle attività produttive/commerciali è talmente insignificante che gli istituti bancari/finanziari non favoriscono lo sviluppo di una forma di commercio più evoluto e tanto meno un’attività artigianale. Grazie alla vicinanza del lago Tanganika l’attività svolta principalmente dalla popolazione è la pesca seguita dall’agricoltura.
Nella repubblica Democratica del Congo è solo nelle città più grandi che si possono vedere strade asfaltate; allontanandosi da quest’ultime le strade diventano dei piccoli sentieri tortuosi, dove le poche macchine che vi circolano incontrano notevoli difficoltà soprattutto durante la stagione delle piogge.
Nel villaggio di Kirungu vi è una centrale idroelettrica, risorsa importantissima per la popolazione e per le potenzialità di sviluppo che offre vista la necessità di inserire personale qualificato, difficilmente reperibile in zona a causa dello scarso livello di istruzione   e preparazione professionale.
Solo una piccola percentuale della popolazione ricopre ruoli nei campi dell’insegnamento, della sanità, dell’amministrazione pubblica o nelle varie ONG operanti a Kirungu. Lo stipendio percepito è irrisorio e non basta a soddisfare le necessità familiari; per poter sopravvivere e garantire cibo alla famiglia la gente deve continuare a lavorare la propria terra
La situazione sociale della popolazione congolese risente pesantemente dell’instabilità economica e dell’insicurezza causata dalle guerre. La struttura sociale di queste aree e di altre zone rurali è caratterizzata essenzialmente dalla presenza di clan, vale a dire famiglie allargate a tanti componenti, composte da consanguinei  e da persone che, nonostante il legame di parentela sia molto distante, sono considerate al pari di figli e fratelli. all’interno di queste numerose famiglie si condividono le gioie, le avversità e tutti gli eventi della vita sociale, dalla nascita alla morte. Tanti clan formano una grande famiglia chiamata tribù. L’insegnamento di valori e principi quali amore, onestà, solidarietà e rispetto per il lavoro, sono affidati alla famiglia; scuola e Chiesa, nei loro rispettivi ambiti seguono e sostengono la popolazione. Molte persone a causa delle guerre hanno dovuto abbandonare il villaggio e il luogo natio per fuggire nei campi profughi dello Zambia o nelle foreste limitrofe dove sono stati costretti a vivere per molti anni senza avere accesso a nessuna possibilità di istruzione; tutto ciò ha causato un elevato tasso di analfabetismo.
A tutt’oggi organismi internazionali si stanno impegnando nel rimpatrio dei profughi.

Nel villaggio di Kirungu vi è un unico ospedale che visto dall’esterno lascia intuire che prima della guerra doveva essere un buon ospedale suddiviso in reparti e con una valida struttural. Oggi dispone di soli 150 posti letto che dovrebbero rispondere alle necessità di 400.000 abitanti, mancano attrezzature, strumenti, igiene. Una situazione sanitaria terrificante!
Nei villaggi limitrofi, come Lumono e Kala, vi sono ubicati piccoli centri di salute, ma la mancanza di farmaci e idonei strumenti rendono difficile da curare anche la più banale delle ferite. La gestione dell’ospedale di Kirungu è affidata al governo in una situazione traballante e precaria. Medici mal retribuiti e formati poco o niente, mancanza di farmaci e pazienti costretti a pagarsi le cure mediche con conseguenze per la salute della popolazione facilmente immaginabili. L’ospedale è attrezzato di due sale operatorie ma dopo la guerra ne è rimasta attiva una soltanto la quale viene utilizzata per interventi di ernia, appendicite, parti cesari e, grazie ad alcune ONG, interventi chirurgici post lebbra.
Malaria, Aids, tifo, colera e malattie derivanti dalla scarsa igiene sono molto frequenti e portano ad un elevatissimo tasso di mortalità incrementato dalla malnutrizione neonatale dovuta, tra le altre problematiche, agli scarsi se non inesistenti controlli prenatali. Le difficoltà di trasporto e la notevole espansione del villaggio rendono problematico raggiungere l’ospedale e, nella maggior parte dei casi, i pazienti in emergenza arrivano quando ormai si può fare ben poco per salvar loro la vita. Per i malati di tubercolosi vi è un ala riservata all’interno dell’ospedale stesso, mentre il lebbrosario è situato nelle vicinanze. La lebbra è una piaga ancora molto diffusa in tutto il Paese, i casi più critici vivono con le loro famiglie nel centro destinato a questa crudele malattia; altri, meno gravi, si recano alla farmacia dell’ospedale per avere i farmaci necessari per curare la lebbra.

Per quanto riguarda il sistema scolastico il Paese, fin dal periodo coloniale belga, ha usufruito di splendidi edifici scolastici dal punto di vista sia architettonico sia funzionale.  Nel territorio di Moba vi erano scuole primarie e secondarie di alto livello formativo, ove molti studenti vi si recavano anche dalla lontana Lubumbashi,  i quali usufruivano di convitti appositamente messi a disposizione degli studenti. Il positivo sistema appena descritto, è stato ben tollerato per tutto il periodo dittatoriale, sebbene non vi fosse da parte dei governi nessun sostegno all’educazione e all’istruzione i quali lasciavano la scuola in balia di se stessa e della volontà dei docenti.
A causa della guerra, l’istruzione scolastica ha raggiunto il degrado in cui versa attualmente; durante il conflitto porte, finestre, arredi di ogni tipo e tutto il materiale didattico sono serviti ai soldati del Ruanda per scaldarsi e cucinare; tutto quanto poteva bruciare è andato distrutto.
In questo scenario si muove oggi la scuola congolese. Le aule, nella maggior parte dei casi, sono prive di banchi e panche; in alcune di esse vi sono ammassati grossi sassi o mattoni posti uno sull’altro che gli alunni usano come sedute.
Il Paese prevede tre livelli di insegnamento: elementare, superiore ed universitario. Le scuole attualmente presenti a Kirungu sono 9 di cui 4 primarie e 5 secondarie mentre le università si possono trovare solo nelle grandi città
Non a tutti i bambini è possibile accedere all’istruzione scolastica; spetta solo a coloro che sono cresciuti in famiglie facoltose o comunque in grado di pagare una retta scolastica. Infatti viene utilizzato il sistema delle prime, ovvero di contributi/tasse che i genitori devono versare per pagare gli insegnanti, dal momento che il governo, non essendo ancora in pieno regime, non è in grado di sostenere il completo costo dell’istruzione. Attualmente lo Stato gestisce alcune scuole nelle quali gli insegnanti vengono pagati in maniera insufficiente e saltuaria. Il recente rimpatrio dei profughi ha portato un incremento della popolazione ed un conseguente aumento di ragazzi bisognosi di strutture in grado di provvedere a fornire un buon livello d’istruzione secondaria, strutture delle quali a Kirungu vi è carenza. Occorrono inoltre strutture idonee al recupero educativo degli adulti che a causa della guerra non hanno potuto frequentare la scuola e non sono in grado di leggere e scrivere nemmeno nella loro lingua di origine.
L’abbandono dei villaggi da parte dei giovani per recarsi a studiare, oltre a costituire un peso economico ingente per molte famiglie, comporterebbe a sua volta un indebolimento del villaggio stesso, una perdita di risorse giovani e istruite, preziose per lo sviluppo del paese.
Dal punto di vista religioso Kirungu è per il 70% cattolico, tra il restante 30% si annoverano protestanti, musulmani, seguaci della religione tradizionale africana e appartenenti alle varie sette.
Nel villaggio è presente un Comitato parrocchiale impegnato in attività di promozione umana come la coltivazione di campi a favore della comunità di base, il mantenimento di pozzi d’acqua, attraversamento di ruscelli, ecc. Un altro importante compito del Comitato parrocchiale in collaborazione con i medici locali, è quello di dare insegnamenti pratici per la prevenzione e la cura di malattie frequenti nella zona come ad esempio il colera e la malaria.