La Tanzania è uno stato dell’Africa orientale con oltre 26.000 di abitanti. Le lingue ufficiale sono lo Swahili e l’inglese che viene utilizzato principalmente per ragioni commerciali.
La Tanzania ha un sistema basato sul modello della repubblica parlamentare costituita nel 1961, quando ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna. La Tanzania è uno dei paesi più poveri al mondo con il 50% della popolazione sotto la soglia di povertà. L’economia dipende in gran parte dall’agricoltura che costituisce circa metà del PIL ed impiega gran parte della popolazione soprattutto nelle campagne. La produttività del suolo è legata all’applicazione di una tecnologia povera, dipendente da condizioni climatiche inaffidabili e irregolari. Periodi di forte siccità si alternano a stagioni piovose e umide che mettono a dura prova sia le coltivazioni che le scorte immagazzinate.
Mais, sorgo, miglio, riso, grano e legumi sono i prodotti maggiormente coltivati e consumati dalla popolazione stessa, mentre si esportano caffè, tabacco, thè, olio di semi e spezie.
Sono le donne la forza lavoro più importante nell’agricoltura. Mentre gli uomini vangano i campi e conducono gli animali da traino, le donne sono coinvolte in tutte le fasi della produzione alimentare: seminano, ripuliscono i campi dalle erbacce, concimano ed infine raccolgono i prodotti.
In un quadro di povertà e indigenza, l’aspettativa di vita risulta essere di circa 51 anni mentre il tasso di mortalità infantile è pari al 104‰.
Solo il 54 % della popolazione ha accesso alle risorse idriche e solo il 10% ha a disposizione strutture igieniche adeguate. Il 7% della popolazione è affetta dal virus dell’AIDS, una percentuale in incremento soprattutto nelle fasce di età comprese tra i 20 ed i 34 anni. La famiglia, al cui interno esiste una forte gerarchia, è il fulcro della vita tanzaniana. Gli anziani, sia uomini che donne, sono le persone più importanti. Riconoscendone la saggezza, gli anziani vengono interpellati per avere consigli sebbene spesso siano loro a prendere le decisioni importanti che riguardano la famiglia; ogni richiesta fatta da un anziano viene rispettata senza discutere. Nelle relazioni tra i due sessi, all’interno della famiglia tanzaniana, esistono altre due dinamiche: la prima è la dote, la seconda è l’aspettativa sociale nei confronti delle bambine, che fin dall’infanzia vengono iniziate ai ruoli femminili insegnando loro diverse mansioni ritenute utili alla loro vita adulta. L’essere donna in Tanzania comporta numerose difficoltà, in primis la parità con gli uomini. Sebbene l’uguaglianza sia uno dei principi fondamentali in Tanzania, questa viene interpretata come uguaglianza tra gli uomini e non necessariamente contempla il sesso femminile. Sebbene l’ex Presidente Julius Nyerere definì le donne quali “spina dorsale della nazione”, nella realtà dei fatti sono rimaste subordinate all’uomo e non hanno mai avuto la possibilità di beneficiare dei progressi compiuti nell’istruzione e nei servizi.
La maggior parte della popolazione ha un livello di cultura soddisfacente o sono comunque in grado di leggere e scrivere. La scolarizzazione primaria rientra fra gli obiettivi del governo tanzaniano prevedendo programmi per fornire agli studenti sia le capacità che le conoscenze volte a far crescere il paese in particolar modo nelle aree rurali. Solo il 2% degli studenti sceglie di proseguire gli studi con l’istruzione secondaria, principalmente per due motivi: la possibilità di pagare una retta e il fatto che al termine del secondo ciclo di studi spesso non riescono a trovare un lavoro stipendiato. Ne consegue un aumento di bambini che lavorano non avendo le possibilità economiche per proseguire gli studi ed un aumento di ragazzi e ragazze che interrompono gli studi per trasferirsi in grandi città alla ricerca di un qualsiasi lavoro che assicuri la sopravvivenza o, nel migliore dei casi, consenta di pagarsi una retta scolastica senza pesare sulla famiglia.
Quando le risorse economiche sono limitate, ad avere la precedenza sugli studi sono i figli maschi, mentre le femmine sono impegnate nelle faccende domestiche, nella lavorazione dei campi o in altri lavori di sussistenza per l’intera famiglia. In Tanzania l’istruzione secondaria è divisa in quattro categorie: agricoltura, commercio, istruzione tecnica, economia domestica. Le scuole sono ancora in larga parte organizzate in maschili e femminili.
Il contesto in cui opera Neema è quello della Parrocchia di Mkongo Nakawale comprendente sette villaggi, situati nel Sud della Tanzania: Mkongo Nakawale, Limanu, Litete, Mwangaza, Njalamatata, Mtakudia, Mitoronghi per un totale di circa 15.000 abitanti.
Su richiesta della popolazione e in accordo con la Diocesi di Songea di cui fa parte, l’Associazione Neema ha creato una scuola professionale con corsi specialistici per imparare un mestiere in alternativa alle scuole secondarie del governo, essendo quest’ultime troppo costose per molte famiglie. Con questo tipo di formazione viene offerta agli studenti l’opportunità di imparare un mestiere spendibile nel territorio/regione in cui abitano.
Le specializzazioni all’interno della scuola prevedono la formazione di tecnici edili/muratori, falegnami e sarte. La scuola, pur essendo all’interno di una parrocchia cattolica, è aperta a ragazzi di tutte le fedi.
Pur essendo a maggioranza cattolica sono presenti sul territorio anche una forte componente musulmana e animista. Il rispetto reciproco e una pacifica convivenza sono dimostrati dall’impegno dell’intera comunità nella realizzazione di progetti che vanno a beneficio di tutta la popolazione, a prescindere dalla fede di ognuno. Ad esempio, è cosa normale che gli abitanti di un villaggio, ad un funerale partecipino al rito religioso di appartenenza del defunto, pur se diverso dal proprio.
Il contesto di riferimento è quello della Diocesi di Kalemie nel territorio di Moba – Villaggi di Kirungu, Kala e Kalemie. Kirungu è uno dei tanti villaggi di questo territorio con una popolazione intorno ai 60.000 abitanti. Nella parte est del Congo, dove si trovano i villaggi di Kirungu, Kala e Lumono si parla lo Swahili, mentre la lingua ufficiale del Paese è il francese.
La Repubblica Democratica del Congo ha proclamato la sua indipendenza il 30 giugno 1960 e da due anni è dilaniata da guerre civili.
La vita economica per molti aspetti è ancora quella della società tradizionale africana. Lungo le coste del lago, nel villaggio di Moba Port, vi è un piccolo porto dove attraccano le navi merci provenienti da Kalemie e da Uvira (Burundi). Grazie a questa unica via di comunicazione, si riescono a trovare materiali utili per incrementare le attività di piccolo commercio. La principale attività della popolazione, essendo affacciata sul lago, è la pesca seguita dall’agricoltura. Le strade sono asfaltate solo nelle maggiori città; allontanandosi da queste ultime le strade diventano dei piccoli sentieri tortuosi poco praticabili soprattutto durante la stagione delle piogge. Solo una piccola percentuale della popolazione ricopre ruoli nei campi dell’insegnamento, della sanità, dell’amministrazione pubblica o nelle varie ONG operanti a Kirungu. Lo stipendio percepito è irrisorio e non basta a soddisfare le necessità familiari; per poter sopravvivere e garantire cibo alla famiglia le persone devono continuare a coltivare la propria terra.
Nel villaggio di Kirungu vi è una centrale idroelettrica, risorsa importantissima per la popolazione. Vista la difficoltà di reperire personale qualificato a causa dello scarso livello di istruzione e preparazione professionale, Neema ha creato nella scuola secondaria di Kirungu un percorso di formazione per elettricisti che permetta agli studenti di trovare impiego anche presso la centrale. La situazione sociale della popolazione congolese risente pesantemente dell’instabilità economica e dell’insicurezza causata dalle guerre. Molte persone a causa delle guerre hanno dovuto abbandonare i villaggi natii per fuggire nei campi profughi dello Zambia o nelle foreste limitrofe dove sono stati costretti a vivere per molti anni senza nessuna possibilità di ricevere istruzione; portando ad un elevato tasso di analfabetismo. Perciò, Neema finanzia e sostiene l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione per adulti
Nel villaggio di Kirungu vi è un unico ospedale: visto dall’esterno, lascia intuire che prima della guerra fosse un buon ospedale suddiviso in reparti e con una valida struttura. Oggi dispone di soli 150 posti letto che dovrebbero rispondere alle necessità di 400.000 abitanti e dove mancano attrezzature, strumenti, igiene. La gestione dell’ospedale di Kirungu è affidata al governo in una situazione traballante e precaria. I medici sono mal retribuiti e formati poco o niente, i farmaci scarseggiano e i pazienti sono costretti a pagarsi le cure mediche con conseguenze per la salute della popolazione facilmente immaginabili. L’ospedale è attrezzato di due sale operatorie ma dopo la guerra ne è rimasta attiva una soltanto la quale viene utilizzata per interventi di ernia, appendicite, parti cesari e, grazie ad alcune ONG, interventi chirurgici post lebbra.
Nei villaggi limitrofi, come Lumono e Kala, sono ubicati piccoli centri di salute, ma la mancanza di farmaci e strumenti rendono difficile curare anche la più banale delle ferite. Malaria, Aids, tifo, colera e malattie derivanti dalla scarsa igiene sono molto frequenti e portano ad un elevatissimo tasso di mortalità. Gli inesistenti controlli prenatali nonché la malnutrizione neonatale causa una mortalità ancora più alta nei bambini. Le difficoltà di trasporto e la notevole espansione del villaggio rendono problematico raggiungere l’ospedale e, nella maggior parte dei casi, i pazienti in emergenza arrivano quando ormai la situazione è ancor più complicata. Per i malati di tubercolosi vi è un’ala riservata all’interno dell’ospedale stesso, mentre il lebbrosario è situato nelle vicinanze. La lebbra è una piaga ancora molto diffusa in tutto il Paese, i casi più critici vivono con le loro famiglie nel centro destinato a questa crudele malattia; altri, meno gravi, si recano alla farmacia dell’ospedale per avere i farmaci necessari per curarla.
Durante il periodo coloniale belga il sistema scolastico del Congo era molto efficiente, nel territorio di Moba vi erano scuole primarie e secondarie di alto livello formativo, ove molti studenti si recavano anche dalla lontana Lubumbashi usufruendo di convitti appositamente messi a disposizione. Questo sistema è stato mantenuto per tutto il periodo dittatoriale, sebbene non vi fosse da parte dei governi nessun sostegno all’educazione e all’istruzione lasciando la scuola in balia di sé stessa e della volontà dei docenti.
A causa della guerra, l’istruzione scolastica si è degradata; durante il conflitto tutto ciò che poteva bruciare (porte, finestre, arredi, materiale didattico…) è stato utilizzato dai soldati del Ruanda per scaldarsi e cucinare, andando distrutto. In questo scenario si muove oggi la scuola congolese. Le aule, nella maggior parte dei casi, sono prive di banchi e panche; in alcune di esse vi sono ammassati grossi sassi o mattoni posti uno sull’altro che gli alunni usano come sedute. Il Paese prevede tre livelli di insegnamento: elementare, superiore ed universitario. Le scuole attualmente presenti a Kirungu sono 9 di cui 4 primarie e 5 secondarie mentre le università si possono trovare solo nelle grandi città.
Attualmente lo Stato gestisce alcune scuole nelle quali gli insegnanti vengono pagati in maniera insufficiente e saltuaria. Il recente rimpatrio dei profughi ha portato un incremento della popolazione ed un conseguente aumento di ragazzi bisognosi di istruzione secondaria, strutture delle quali Kirungu è carente. Non a tutti i bambini è possibile accedere all’istruzione scolastica; spetta solo a coloro la cui famiglia sia in grado di pagare una retta scolastica necessaria a pagare lo stipendio degli insegnanti. L’abbandono dei villaggi da parte dei giovani per recarsi a studiare, oltre a costituire un peso economico ingente per molte famiglie, comporterebbe a sua volta un indebolimento del villaggio stesso, una perdita di risorse giovani e istruite, preziose per lo sviluppo del paese. Perciò, Neema ha finanziato la costruzione e sostiene l’ampliamento di una scuola secondaria a Kirungu. Dal punto di vista religioso Kirungu è per il 70% a maggioranza cattolico, il restante 30% si suddivide tra musulmani, protestanti, seguaci della religione tradizionale africana e altre religioni minori. Nel villaggio è presente un Comitato parrocchiale impegnato in attività di promozione sociale come la coltivazione di campi a favore della popolazione, il mantenimento di pozzi d’acqua, attraversamento di ruscelli, ecc. Un altro importante compito del Comitato, in collaborazione con i medici locali, è quello di dare insegnamenti pratici per la prevenzione e la cura di malattie frequenti nella zona come ad esempio il colera e la malaria.